Roma: I Popoli Amazzonici ricambiano la visita di Francesco

di Roberto Carrasco, OMI

Papa Francesco riceverà nella Basilica di San Pietro i leaders e gli indigeni dell’Amazzonia, i quali nel primo giorno del Sinodo, insieme ai Padri Sinodali, pregheranno e saranno in pellegrinaggio insieme per la Chiesa e per l’Amazzonia: Casa Comune, «gettando una sola rete verso le acque profonde dei nostri fiumi».

Medellin ha aperto il cammino dell’ascolto

P. Gustavo Gutiérrez nel suo libro “Da Medellín ad Aparecida” (2018) inizia con un’affermazione che molto probabilmente tocca nel profondo del cuore Papa Francesco e la Chiesa nella Panamazzonia; è la seguente:

«Bisogna mettersi in atteggiamento di ascolto, ma ascoltare presuppone, come prima cosa, uscire dal piccolo mondo in cui si sta».

Ed è giustamente con il Documento di Medellín, che la Chiesa latinoamericana, dopo il Concilio Vaticano II – lo afferma Gustavo Gutiérrez nel suo libro -, ha intenzione di adottare nuovi atteggiamenti e avere una migliore conoscenza della cruda realtà latinoamericana che dimostra una  percezione di inadeguatezza delle strutture della Chiesa rispetto al mondo in cui vive.

In quegli anni, grazie all’appoggio del Dipartimento delle Missioni del CELAM, la Chiesa in Amazzonia iniziò il processo di «camminare insieme a» una realtà sociale e politica vissuta dai  popoli di questa regione, allora poco conosciuta; e d’altra parte si cominciò a «camminare insieme a» una nuova coscienza ecclesiale che Medellín non ebbe paura di introdurre. Gustavo Gutiérrez lo dirà: si inizia a parlare «dei problemi dell’uomo latinoamericano, nel suo linguaggio e con le sue preoccupazioni».

Il dialogo e l’ascolto con le popolazioni originarie: un lungo viaggio

L’immediato incontro sulle Missioni del 1968, tenutosi a Melgar, in Colombia, e l’incontro a Caracas, in Venezuela, nel 1969, hanno prefigurato quello che nel 1971, ad Iquitos, in Perù, sarà noto con il nome Incontro «transamazzonico» delle Missioni, che «fu come il punto di partenza di una Chiesa che vuole essere più fedele alla sua missione, esprimendosi e realizzandosi come un’autentica Chiesa della Selva o Chiesa Amazzonica ”, così come affermava il ricordato Mons. Miguel Irizar, Vescovo di Yurimaguas. Questi incontri non solo denotavano la presenza di vescovi, missionari, sociologi e antropologi, più o meno impegnati nella complessa problematica dell’uomo e del mondo amazzonico, ma quel momento significò anche l’inizio di un cambiamento sintomatico nell’atteggiamento e nel conseguente impegno con azioni concrete, il cui obiettivo era quello di trovare criteri e linee pastorali sempre più coerenti con la situazione di emarginazione che vivevano (e ancora vivono) i nostri fratelli e sorelle della Selva.

Si trattava allora di quella convergenza di una Chiesa dal volto indigeno che iniziò a parlare di liberazione in Cristo, nel senso di riuscire a trovare una società più fraterna e giusta alla luce del Concilio Vaticano II. Seguirono poi le Assemblee Regionali Episcopali tenute a Pucallpa, in Perù, e parallelamente un’altra tenutasi ad Asunción, in Paraguay nel 1972. Viene ricordata anche l’Assemblea Regionale Episcopale di San Ramón nel 1973, che vuole esprimere il compito fondamentale che ha la Chiesa della Selva di formare una Chiesa Autoctona, di una Chiesa autenticamente amazzonica. Ma arriveranno altre assemblee: l’Incontro Internazionale di Chaclacayo, Lima nel 1974, l’Assemblea di Tarapoto nel 1975 che ha riaffermato alcune linee e obiettivi pastorali in particolare riferiti all’area dei ribereños[1] che costituisce senza dubbio quella porzione più numerosa che hanno le regioni pastorali. Altri incontri che non possiamo non menzionare, per l’importanza che rivestono in questo processo di ricerca dei processi di dialogo e ascolto, sono stati l’incontro di Manaus nel 1977 e di Tlaxcala, in Messico nel 1978. E se continuiamo a parlare di incontri ecclesiali, tutti i precedenti troveranno nella Conferenza di Puebla, in Messico, nel 1979, il momento chiave di una scelta chiara: l’unità tra i Vescovi, con i sacerdoti, i religiosi e i fedeli, che facendo professione di fede esprimono questo: «Crediamo nell’efficacia del valore evangelico della comunione e della partecipazione, per generare creatività, promuovere esperienze e nuovi progetti pastorali» e assumono una chiara opzione pastorale, «l’evangelizzazione della cultura stessa, nel presente e verso il futuro» e la riaffermazione della «opzione preferenziale per i poveri», già assunta dalla Conferenza di Medellin nel 1968.

Il Sinodo Amazzonico ha suscitato grande interesse da varie parti

Cosa ci insegna questo excursus storico attraverso la Chiesa latinoamericana post Vaticano II? La  Conferenza di Medellín, indubbiamente, non solo ha espresso l’interesse, ma anche la preoccupazione da parte dei Vescovi e dei missionari, di studiare l’evangelizzazione delle culture autoctone, cioè avere un profondo interesse nell’affrontare il tema cultura dei nostri popoli, e a ciò aggiungiamo quella chiarezza da parte della Chiesa latinoamericana ad aprirsi sempre più ai processi di ascolto e di partecipazione.

In questi giorni, con tutto il suo significato e la sua sfida, la convocazione fatta da Papa Francesco nel 2017 per un Sinodo Speciale per la regione Panamazzonica, ha suscitato grande interesse non solo in America Latina, ma anche nella Chiesa europea e nordamericana. Con un processo pre-sinodale, dove la partecipazione e l’articolazione in rete, e tutto un lavoro soprattutto di ascolto e  di dialogo con le basi, si è potuto sviluppare un processo per camminare e ascoltarsi, nei nove paesi che compongono la regione Panamazzonica, in risposta alla chiamata fatta dall’enciclica Laudato si’. Questo è senza dubbio un processo che «Amazzonia: Nuovi Cammini per la Chiesa e per una Ecologia Integrale» questo il titolo dato da Papa Francesco al prossimo Sinodo, che si terrà a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019 -, si è proposto di trovare. 

Finchè si è intessuta la Rete

I popoli dell’Amazzonia, nel ricordare la visita che fece loro il Santo Padre nel gennaio 2018, hanno riportato alla memoria l’importanza di rafforzare il lavoro di discernimento e di ascolto che sta realizzando con la Chiesa, non in questi ultimi cinque anni, ma da decenni, come possiamo appurare nella storia contemporanea della Chiesa latinoamericana. In questo contesto, nel 2014, a seguito di questa desiderata partecipazione a Medellín e a Puebla, e nella prospettiva del Decreto Ad gentes e del desiderio di Francesco di essere una Chiesa che esce, nasce la Rete Ecclesiale Panamazzonica – REPAM, come «una iniziativa che scaturisce dall’azione dello Spirito Santo che guida la Chiesa nel processo di incarnazione del Vangelo nella Panamazzonia ».

Questo lavoro, prima del Sinodo che inizierà tra poco, ha significato, senza dubbio, il grande esercizio di «camminare insieme». É un lavoro che si è esteso in varie parti del mondo e che a Roma non poteva passare inosservato.

L’Amazzonia è arrivata a Roma

Così come Papa Francesco ha visitato i popoli dell’Amazzonia, ora, sono questi stessi popoli che gli ricambiano la visita. E ciò avviene nel quadro di una serie di attività che attorno a una «Tenda», – sotto l’ispirazione vissuta ad Aparecida nel 2007 con la Tenda dei Martiri – nella città di Roma ad portas del Sinodo, varie organizzazioni e istituzioni ecclesiali, insieme a congregazioni religiose e missionarie, agenzie e ONGs cattoliche, e con una significativa rappresentanza di leaders indigeni, nasce AMAZZONIA: CASA COMUNE.

Ad oggi sono oltre 240 le attività che si svolgeranno dal 5 al 30 ottobre. Ogni giorno c’è una programmazione diversa, da momenti di spiritualità a eventi culturali e accademici, così come a tavole rotonde e conferenze, e senza dimenticare quegli spazi in cui la voce dei protagonisti dell’Amazzonia: Casa Comune si farà sentire. Lì potremo ascoltare da buona fonte cosa sta realmente accadendo con i popoli della Panamazzonia, le loro lotte, le loro preoccupazioni, ma anche le loro proposte con tutta la loro conoscenza e valori provenienti dai diversi popoli amazzonici, sia indigeni, ribereños e afro-discendenti. Non c’è dubbio che la voce dei popoli indigeni in isolamento volontario e contatto iniziale si lascia ascoltare tramite coloro che vengono a dirci cosa succede realmente con queste popolazioni in costante vulnerabilità.

L’Amazzonia è arrivata a Roma, con i suoi volti e il suo fascino, tutti provenienti dalla stessa selva.  I popoli amazzonici, con il remo in mano e regolando gambe e corpo, hanno deciso di

«navigare sulla canoa che ci conduce nelle profondità delle acque del Battesimo».

Hanno deciso di venire a Roma per dire a Francesco e ad ogni Padre Sinodale e partecipante al Sinodo, quali sono questi fiumi, che come braccia giganti formano una grande rete che vogliono lanciare nelle acque per pescare, come l’Apostolo Pietro, uomini e donne che annuncino il mandato di Gesù: Amatevi gli uni gli altri.

#amazoniacasacomun

Diversi incontri, un solo fine

Amazzonia: Casa Comune è colui che durante queste tre settimane vuole accompagnare il Sinodo con una preghiera costante, con suppliche, con canzoni, ma anche con un atteggiamento di dialogo e ascolto. Questo è esattamente ciò che significa Amazzonia: Casa Comune, è un insieme di iniziative che esprimono la continuità di un processo di ascolto che non è iniziato ieri, né l’anno scorso, né cinque anni fa.

Amazzonia: Casa Comune è quello spazio che vuole ascoltare la voce dei protagonisti, cioè i popoli amazzonici, la voce di coloro che li rappresentano e la voce di una Chiesa che vuole mantenere una presenza che non solo accompagni, ma anche una Chiesa chiamata ad uscire e convertirsi integralmente.

Le attività che si svolgeranno in Amazzonia: Casa Comune cominceranno con una Veglia e inaugurazione sabato 5 ottobre, nella chiesa di Santa Maria della Traspontina, punto focale nel mezzo di altri spazi che stanno a disposizione. Queste attività sono come una gamma di colori che esprimono la diversità propria dei popoli della selva. Avremo, ad esempio, la mostra fotografica «El jaguar de Chiriquete», portata da Adveniat dalla Colombia. Un’ altra mostra importante verrà realizzata dalla Red Iglesia y Mineria. Anche nella città di Milano il PIME, tra le altre inziative, ha preparato una mostra dal titolo «Il grido dell’Amazzonia».

Ci saranno momenti di spiritualità amazzonica e martiriale animati dall’ Equipe Itinerante proveniente dalle frontiere del Brasile, Perù, Colombia e Bolivia. Molte le attività di sensibilizzazione, tra cui vari tavoli di riflessione e dibattito come «Esperienze dei popoli indigeni nella difesa e cura dei loro territori», promosse dal Consiglio Missionario Indigeno del Brasile. Avremo attività che ci porteranno testimonianze e risposte comunitarie all’espansione dell’agroindustria e dell’estrattivismo in Amazzonia; la presentazione del Rapporto sui Diritti Umani dei Popoli della Panamazonia; la presentazione dell’Atlante Panamazzonico; la discussione sul ruolo che svolge la donna in Amazzonia, tra gli altri.

Tra gli eventi accademici si evidenzia: «Voci indigene». Riflessione teologica che si terrà presso la Pontificia Università Antonianum di Roma. Così come l’incontro di leaders indigeni con studenti e professori della Facoltà Teologica dell’Italia meridionale di Napoli. Varie proiezioni di video e documentari che narrano la vita e la situazione dei popoli amazzonici. Oltre a spazi di formazione e informazione per giornalisti e interessati chiamati: Conversazione – Comunicazione, Ambiente e Popoli Indigeni.

Non possiamo non menzionare un evento molto importante che si svolgerà in un quadro di dialogo interculturale, chiamato Laudato si’. Incontro e Solidarietà, nord e sud. Sarà uno spazio in cui i leaders indigeni dell’Amazzonia e i leaders indigeni del Nord America si siederanno gli uni di fronte agli altri per discutere di ciò che sta accadendo nei rispettivi territori. Infine, invitiamo tutti a partecipare il 19 ottobre al PELLEGRINAGGIO PER L’AMAZZONIA, che ha l’obiettivo di unirci nella preghiera e camminare insieme, Padri Sinodali e Amazzonia: Casa Comune, con tutto il Popolo di Dio, per innalzare le nostre preghiere e canti a Dio Padre e Creatore che ci chiama alla conversione integrale.

Traduzione dallo spagnolo all’italiano di Antonella Rita Roscilli

Roma, 1 ottobre 2019


[1] abitanti delle rive dei fiumi

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Autor: El Trochero

Sono Roberto Carrasco, OMI. Ho lavorato come Missionario tra i popoli indigeni nell'Amazzonia peruviana. Faccio il giornalista. Mi piace scrivere e condividere dell'esperienze e riflessione in questo blog www.eltrochero.com/ (spagnolo) e robertocrblog.com/ (italiano). Possiamo parlare sull'interculturalità come una grande sfida, oggi?

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